La chiusura di Witch. Intervista a Francesco Artibani e Teresa Radice!

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    Riporto di seguito, l'intervista parziale ai due sceneggiatori storici di Witch in merito alla chiusura improvvisa del fumetto così che possiamo farci una idea oppure vedere un po' il loro punto di vista. Alla fine riporterò la fonte così chi volesse leggerla in versione integrale è tranquillamente libero di farlo ;) Aspetto tanti commenti!

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    Il 5 febbraio 2013, con un saluto sul sito ufficiale, ha chiuso W.i.t.c.h. (per comodità, da ora in poi indicato come “Witch”). In realtà le 5 streghette ideate da Elisabetta Gnone e create graficamente da Alessandro Barbucci, con il supporto di Barbara Canepa ai colori, avevano salutato il proprio pubblico quattro mesi prima, ad ottobre, quando i fascicoli inediti si conclusero con il numero 139. Le uscite seguenti, ripartite nella numerazione da uno, erano le ristampe, tre a fascicolo, delle prime storie della serie. Il 4 febbraio, intanto, aveva fatto la sua comparsa nelle edicole il quarto numero della ristampa, contente le storie originariamente pubblicate sui numeri 10-12 della testata, e ne era preannunciato un quinto per il 4 marzo. Così non sarebbe stato, come detto in precedenza, la testata ufficializzò la chiusura, arrivata come un fulmine a ciel sereno, il giorno seguente.

    Cercheremo quindi, in questo articolo di fare un po’ di storia di Witch intervistando due tra i più importanti sceneggiatori della testata: Francesco Artibani e Teresa Radice.

    Sui primi anni di Witch, ecco la testimonianza di Francesco Artibani.

    - Come nacque Witch? E perchè decideste di creare personaggi nuovi e non utilizzare, come per Pk che ebbe grande fortuna, personaggi canonici o parzialmente tali (una versione più adulta delle nipotine di Paperina, per dire)?

    Artibani: “Il progetto era stato preparato da tempo ma non trovava ancora la sua forma definitiva. In una prima stesura preesistente al mio arrivo c’era anche Paperina con le cinque ragazzine ma poi i personaggi di Barbucci risultarono così forti da non aver bisogno di altre figure accanto. L’idea dell’editore era quella di provare a pubblicare qualcosa per andare a raggiungere il pubblico femminile (un pubblico enorme fino ad allora poco considerato) ma la serie finì per essere letta anche dai maschi. E’ stato un tentativo fortunato”.

    - Come si sviluppavano le “saghe” annuali? Le idee erano degli sceneggiatori oppure arrivavano degli input di base dalla redazione?

    Artibani: “Per quello che riguarda le saghe annuali io ero il supervisore (o lo story editor, per così dire) e con la redazione concordavo un plot per un certo numero di episodi. Questa macrotrama veniva poi suddivisa in soggetti e affidata ai diversi sceneggiatori.”

    - Che ricordi hai di quel periodo sia artisticamente che professionalmente?

    Artibani: “Quello è stato un periodo molto divertente, direi quasi esaltante perché dopo Pikappa si tornava a creare dentro la Disney qualcosa di potente, con dei personaggi dalla grande personalità e inediti per lo standard disneyano dell’epoca. All’inizio non c’era molta fiducia e infatti avevo preparato uno storyline di soli 12 episodi che, in corsa, stavano diventando 9. Ma quando arrivarono i dati di vendita le cose cambiarono e in poco tempo Witch divenne quel fenomeno che è stato. Quando ho lasciato la serie Witch vendeva moltissimo ed era diffuso in tutto il mondo. E’ stata una grande soddisfazione proprio perchè la serie partiva con una serie di handicap (personaggi nuovi, serie femminile).”

    - Witch inizia con la morte della nonna di Hay Lin, e poi la morte del ghiro di Will; la mamma di Will separata, che poi si fidanza con l’insegnante della figlia; del padre di Irma che è sposato in seconde nozze con una donna che fa da madre ai figli della prima moglie, morta prima dell’inizio della serie; dell’amore interrazziale tra Cornelia e Peter, fratello di Taranee, con un fidanzamento osteggiato dalla madre di lui perchè di diversa razza. Cose decisamente difficili per un fumetto per bambini, soprattutto nascente dalla casa del Topo. Quali paletti ti ha (eventualmente) messo la Disney quando studiavi queste dinamiche? E, secondo te, se nel cast ci fosse effettivamente stata Paperina come mi hai rivelato, avresti avuto tutte queste libertà?

    Artibani: “Con Paperina in scena Witch sarebbe stata un’altra serie, inevitabilmente. Per quelle scelte narrative non ci sono state resistenze, a tutti è sembrato molto normale e naturale mettere in scena personaggi simili a quelli che si incontrano nella realtà, arrivando a toccare serenamente anche il tema della morte. E’ stato, come ti dicevo, un bel momento anche per questo.”

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    Ed ecco qua una domanda molto interessante sul conflitto Witch/Winx o sui diritti d'autore :B):

    - Hai smesso di scrivere Witch nel 2004, quando interrompesti le collaborazioni con tutta la Disney. Le “voci ben informate” dissero che qualcuno in Disney si arrabbiò con te perché ti accusarono di aver “contribuito a creare” anche le Winx. Quasi 10 anni dopo ci vuoi raccontare le cose come andarono?

    Artibani: “Allora, la questione è questa: ho smesso di collaborare con Disney perché nel 2004 era difficile andare d’accordo con la direzione di Topolino e con l’azienda. Ero alle prese con Kylion, avevo fatto Monster Allergy, Witch e molte altre cose (quindi non si può dire che fosse un periodo sfavorevole) ma la pressione generale era molto pesante. C’era stato il successo enorme di Winx esploso in quegli anni mentre le Witch erano rimaste al palo per quello che riguarda il cartone animato (due serie di successo contenuto). Prima di iniziare a scrivere le Winx avvisai la direzione di Witch per chiarire che stavo per lavorare a una serie con delle ragazze con poteri magici e che ero stato contattato dalla Rai – dove sapevano del mio lavoro su Witch – per differenziare il più possibile le Winx dalla serie Disney. Tutti erano d’accordo all’interno della Disney ma il “botto” delle Winx fu molto grande. La Disney provò a fermare il fumetto delle Winx con un’azione legale dall'esito sfavorevole e nel frattempo Barbucci e Canepa fecero causa alla Disney per i diritti di Witch, perdendo in tribunale con la Disney. Io ero un testimone a favore dei due autori e dunque, vista la situazione generale molto pesante, decisi di interrompere la collaborazione. Ci tengo molto a chiarire questo aspetto: me ne sono andato volontariamente e nessuno mi ha accusato di aver rubato o plagiato le Witch perché – e qui c’è una sentenza del tribunale di Bologna a mettere le cose nero su bianco – le due serie nacquero contemporaneamente; i tempi di produzione di una serie tv sono diversi da quelli del fumetto. Witch e Winx nascevano dalle Sailor Moon e da Harry Potter, che in quegli anni stava esplodendo come fenomeno mondiale. Me ne sono andato serenamente e mi sono dedicato ad altri fumetti fino a quando, sei anni dopo, Valentina De Poli mi ha chiesto di tornare. Se fossi stato un ladro o un plagiatore nessuno le avrebbe permesso di invitarmi di nuovo su Topolino (la Disney è molto severa da questo punto di vista). Sono tornato molto volentieri perché ero e sono molto legato ai personaggi Disney e questo è tutto quello che c’è da sapere sulla vicenda, senza dietrologie o complottismi vari. Qualcuno (anche qualche collega, diciamolo) ci ha sguazzato nella vicenda, un po’ per amore del pettegolezzo e un po’ per stupidità ma tant’è.”

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    L’ultima storia per Witch, “La disputa” (numero 37 di Witch ndr) Francesco Artibani la scrive con Teresa Radice, la prima della sceneggiatrice con le cinque streghette. Un passaggio di consegne, se vogliamo. Ecco la sua intervista.

    - Teresa, hai vissuto Witch dal terzo anno praticamente fino alla fine della sua vita artistica. Cosa ci puoi raccontare di questo periodo professionale della tua vita?

    Radice: “Sì, la mia prima collaborazione con Witch risale al numero 37 (aprile 2004) e ricordo quell’ingresso nel magazine come un momento particolarmente eccitante, ma anche carico di tensione e inevitabile ansia da prestazione. Il mio esordio in Disney era avvenuto all’insegna del Topo meno di un anno prima e fino ad allora, di Witch, ero semplicemente stata un’accanita lettrice. Sulla scia di vari esperimenti sul Topo, la redazione di Witch mi invitò a farmi avanti anche da quelle parti; consegnai qualche tavola auto conclusiva giusto per far capire che in quel mondo mi trovavo più che a mio agio… e venni scelta, insieme ad altri due compagni di viaggio che poi seguirono strade un po’ diverse, per un mini corso intensivo tutto-Witch in Accademia Disney, sotto la guida di Paola Mulazzi. Mai mi sarei immaginata che la mia prima storia mi venisse assegnata poi quasi subito, e che si trattasse non solo di una storia lunga (59 tavole), ma addirittura… di un episodio svolta, e da scrivere in fretta e furia, per giunta, senza un briciolo di tutta quella “calma meditativa” che mi illudevo si concedesse agli esordienti ;-). Avevo qualche linea guida tracciata da Francesco Artibani… e stop. Mi ci tuffai a capofitto, senza paracadute… non c’era molto altro che potessi fare. E ne uscì “La disputa”, meravigliosamente resa viva da Anna Merli e Paolo Campinoti: la storia in un certo senso “pasquale” di un dio che si scopre umano e affronta con umiltà e spirito di sacrificio una condanna ingiusta. Mi era sempre piaciuto l’Oracolo, mi elettrizzava aver l’onore di farlo passare attraverso questo momento difficile che, come ogni cambiamento, porta sofferenza e crescita, e ricordo distintamente che scrivevo… e mi emozionavo. Lo dissi anche a Susanna e Veronica in redazione, ho negli occhi quella mail. Erano entrambe entusiaste dell’episodio. La storia piacque poi anche ai lettori che la commentavano sul Witch-forum: lessi le loro impressioni e mi sentii sciolta da un peso, come se avessi aperto la porta di uno spiraglio, come una pacca sulla spalla che ti dice “Ce la puoi fare!”; ogni nuovo incarico, ovviamente, si sarebbe trascinato dietro il suo bagaglio di ansia da prestazione, ma insomma… mi ero messa in cammino. Nella mia seconda storia (“L’ultimo segreto”, Witch #40) Matt scopre il segreto di Will e poi… la bacia per la prima volta (lui aveva già baciato la goccia astrale di lei, ma mai lei… in persona), quindi si fanno altri importanti passi avanti nella continuity. Mi dava un gusto particolare, questa cosa che la storia mi crescesse tra le mani, che potessi tracciare un tassello indispensabile e indelebile di quell’universo, e poi passare il testimone a un altro collega che avrebbe fatto altrettanto. Cominciai a lavorare più per Witch che per il Topo, poi per un certo periodo mi trovai a scrivere esclusivamente Witch; capitò più di una volta che mi venissero affidate due storie consecutive. Ebbi occasione di approfondire nuovi ambienti (la Jensen Dance Academy) e personaggi (Kevin e Sheila Jensen, Luke Pradd, la relazione tra Irma e Joel, tra Tara e Luke), di affrontare momenti decisivi (Susan che dice alla figlia di aver intenzione di sposare il suo prof di storia, tanto per dirne uno…) e anche di lavorare in tandem con Stefano Turconi: è stata una bella avventura, ci sguazzavo felice e riconoscente!”

    - Come mai si è deciso di passare da una serie di storie a continuazione (come erano all’inizio) a storie pressoché auto conclusive? Quando è stata presa questa decisione quanto e come hai cambiato, se l’hai cambiato, il tuo modo di scrivere?

    Radice: “Alla prima parte di questa domanda non so rispondere esattamente: si è trattato di decisioni prese a livello della redazione, credo più che altro per favorire l’avvicinamento a Witch di nuove, piccole lettrici che per
    ragioni di età non avrebbero potuto conoscere a menadito il passato della serie. La rivista cominciava ad avere già una certa storia e, se c’era chi ne abbandonava la lettura perché ormai “diventata grande”, c’era allo stesso tempo chi ci si accostava per la prima volta. Certo, posso comprendere che alle lettrici e ai lettori “storici” questa cosa sia parsa azzardata e possa aver dato fastidio. Da parte mia, anche io preferivo lavorare “a saghe”, per quei motivi che ti ho già detto sopra; le storie auto conclusive, pur se ancora di una certa lunghezza, avevano necessariamente meno respiro epico e c’erano più limitazioni nella creazione di relazioni durature tra i personaggi; tuttavia, si trattava di una nuova sfida e, per quanto ho potuto, ho cercato di seguire le richieste della redazione raccontando comunque storie con le quali mi sentissi in sintonia. Mi sono sempre trovata più a mio agio con gli aspetti “day by day” delle ragazze piuttosto che non con le loro imprese magiche, quindi ho avuto modo di focalizzarmi su quelli. Ricordo addirittura di aver scritto una storia, “La giusta distanza” (Witch #116 ndr), che aveva a che fare con l’arrivo a casa Vandom dei suoceri di Susan e con le dinamiche bizzarre, buffe e imbarazzanti al tempo stesso, che si creavano tra i membri di questa famiglia temporaneamente “allargata”… e dopo averla scritta tutta, e aver avuto l’ok dalla redazione… mi sono accorta che era una storia senza magia! L’ho aggiunta poi, qua e là, altrimenti non sarebbe stato Witch… ma, per come la vedo io, la vera magia di questa serie stava nell’aver catturato quell’attimo di vita in cui si sta lì, in bilico, tra l’essere bambini e il diventare grandi, tra il dichiararsi indipendenti e l’aver bisogno degli altri, tra lo slancio a spiccare il volo e il bisogno di un luogo a cui tornare.”

    - Quanto di te e delle tue esperienze di ragazzina hai messo nelle storie che hai scritto per Witch?

    Radice: “Tanto. Ma non di me “ragazzina”, di me e basta. Ecco perché questa affermazione non vale solo per Witch, ma per quel che faccio in generale. Alla fine, scrivo di ciò che conosco, di quello che sento, che provo o ho provato, che mi sta a cuore. All’interno di regole prestabilite o in totale libertà, con personaggi “presi in prestito” o miei, riesco a raccontare solo se sono in sintonia con quel mondo, con quelle scelte, se divento per poco ognuno di quei personaggi e guardandomi allo specchio vedo anche un po’ loro. In fondo, viviamo una marea di vite, noi narratori: è un gran regalo. Certo, è capitato di trovarmi a dover scrivere cose in cui non credevo pienamente: fa parte di questo lavoro, e non mi è piaciuto, è una specie di sottile sofferenza. Ma è stato poche volte, per fortuna, e sull’altro piatto della bilancia ho viaggi in miriadi di avventure affrontate davvero “a cuore aperto”.
    Se proprio vogliamo trovare un legame tra le Witch e me ragazzina (e anche più grandicella), devo ammettere che mi sono sempre sentita molto Irma: “la simpa della compa”, quella che in mezzo agli altri fa il giullare col sorrisone, che sdrammatizza e ascolta le storie di tutti, che ha mille amici maschi ma nessuno pensa neanche lontanamente di mettersi con lei, perché è considerata la confidente. Ecco perché mi sono particolarmente divertita ad intessere il timido ma sincero interesse tra lei e Joel, con lui così impacciato ed arruffato ed occhialuto.

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    - Infine, una domanda ad entrambi sulla chiusura della saga di Witch. Se avessi potuto scrivere tu le vicende conclusive delle Witch cosa ci avresti proposto?

    Francesco Artibani: “Se avessi potuto concludere la saga mi sarebbe piaciuto portarle in scena trasformate, nel senso di donne adulte. Nella serie il tempo era sospeso e le ragazze non crescevano mai; mi piacerebbe scrivere un’ultima storia delle Witch ormai grandi, magari sposate e con dei figli, una sorta di ultima avventura con un ritorno in scena delle cinque ex-ragazzine”.

    Teresa Radice: ” Guarda, mi è un po’ difficile rispondere a questa domanda. Forse, tanto per cominciare, avrei chiuso la rivista con un numero tondo, il 100 tipo, che in sé dava già un’idea di definitivo. Poi, in un mondo mio immaginario, forse avrei tolto alle Witch i loro poteri, sempre sulla scia di quanto abbiamo detto in precedenza sulla vera magia che sta altrove: nella serenità della vita di tutti i giorni, nella spalla su cui piangere e la risata insieme alla quale ridere, in una famiglia in cui sentirsi di casa anche quando c’è trambusto, nella primavera che sempre ritorna, nel fare della tua vita quello per cui ti senti chiamato… insomma, queste cose qui. Suona un po’ retorico, ne sono consapevole, ma credo davvero che la serenità stia in questo. E dunque la magia, se vogliamo chiamarla così.”

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    Ecco qui la fonte, ma ho tralasciato ben poco :) ---> CLICK.
    Che ne pensate? Queste risposte fanno riflettere...


     
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    Non sono del tutto d'accordo con la risposta che ha dato Artibani per la questione Witch/Winx perché certe dinamiche sono state un po' diverse e mi sono ritrovata a parlarne spesso con un mio professore che lavora attivamente per la Disney , ma come ho detto in un'altra discussione sono discorsi di lavoro, bisogna sapere tutto quello c'è dietro ai fumetti che compriamo in edicola ed avrei difficoltà a parlarne qui perché sono discorsi molto tecnici e ci sono anche aspetti che le case editrici preferisco non diffondere e proprio per evitare la diffusione di certe informazioni si firmano dei contratti.
    Detto questo, mi esprimo sul fatto che, e giuro non sono di parte perché molti professionisti del settore ve lo potranno confermare, le Winx siano una copia di Witch: gli studi per le Witch sono iniziati nel '98, le Winx sono nate molto dopo, quando già in redazione le Witch giravano da un po' in attesa di uscire con il primo numero, Artibani scoprì che (i modelli ed il resto) non era stato ancora registrato nulla dalla Disney, quindi prese i modelli (di disegno) il resto lo cambiò giusto un po' (ma davvero poco e torno a ripetere che è un discorso tecnico), dando una linea grafica un po' diversa.
    In seguito Artibani uscì dalla Disney e propose il progetto Winx (il nome non è stato scelto simile involontariamente) ad altri editori che capirono il potenziale e si fidarono del fatto che lui venisse dalla disney e che sicuramente sapeva qualcosa. Ho omesso dei discorsi che purtroppo avvennero: in breve successe questo e ripeto ancora che sono discorsi molto tecnici e molto delicati del settore che la clientela di solito (non sempre) non considera perché è troppo coinvolta dall'effetto finale grafico o dalla storia.

    Edited by CutieMoon* - 7/3/2015, 22:05
     
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    Beh, devo dire che è bello comunque leggere il parere di chi Witch lo ha fatto..e diverse cose si spiegano anche, nelle scelte..
    Sarebbe stato figo vedere il finale di Artibani però..avrebbe avuto più senso pensando alla storia precedente, ma probabilmente meno senso vedendo gli ultimi numeri..

    Non mi sento molto di giudicare al di là di quello..interessante però l'intervista :)

    Edited by CutieMoon* - 27/2/2015, 23:51
     
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    Artibani voleva creare una versione finale molto simile a quella immaginata da Barbara Canepa come affermato da lei stessa sulla sua pagina di Facebook :) (apri il post che la riguarda, viene riportata la notizia)
     
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    Sì,questo è sicuro, ma facciamo un esempio: è come se io creassi un personaggio molto potente graficamente con i capelli corti, ed un altro disegnatore prendesse lo stesso personaggio facendogli però una lunghissima treccia, lo renda potente quanto il mio e inizi a farmi molta concorrenza anche perché ha il nome simile!
    Restando nell'esempio, potrei chiamare il mio personaggio Valera e l'altro disegnatore la chiami Valeria;più o meno la dinamica è stata questa, poi comunque c'è del rispetto non indifferente per tutti gli autori che comunque si sono davvero fatti il mazzo per arrivare a quei livelli e su quello non discuto, si meritano tutto l'enorme successo che hanno avuto :wub:

    Edited by CutieMoon* - 28/2/2015, 12:18
     
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    Beh sì il suo comportamento si potrebbe giudicare da questo punto di vista... (cioè lavori per Disney e per Witch e vai dalla Rai a creare le Winx... guarda caso proprio per evitare similitudini? Coff Coff...) Ma sono sempre e comunque scelte lavorative... e di mezzo c'è pure il tribunale dato che al Topo le cose non sono piaciute u.u e neanche agli ideatori di Witch... Sono comunque grata per il loro lavoro e il loro contributo a Witch ;)
     
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    Infatti, sono scelte alla fine, ognuno fa il percorso che vuole e comunque il talento e la qualità ci sono sempre!

    Edited by CutieMoon* - 28/2/2015, 12:20
     
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    Ecco la risposta, la più semplice tra tutte le risposte: la vita trova sempre una strada - Everett Ducklair

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    Io non credo che l'avvento delle Winx abbia avuto un ruolo determinante nel declino della testata Witch. Sebbene Artibani abbia un indiscutibile talento come sceneggiatore, non mi pare che il suo allontanamento abbia influito sensibilmente negativamente sulla testata. Io credo che il declino e la chiusura di Witch debba essere attribuita in buona parte alla natura fisiologica di quasi tutte le testate in continuty ed al generale disinteresse delle nuove generazioni nei confronti dei fumetti Disney. Il tentativo disperato degli ultimi numeri di ridurre la lunghezza e la complessità delle storie a fumetti per trasformare la testata in un magazine femminile con target di pubblico molto giovane ha consacrato la disfatta allontanando le vecchie leve e non riuscendo ad attrarre nuovi lettori.
     
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    Su questo siamo d'accordo; seppur Artibani abbia fatto le sue scelte professionali, non attribuisco a lui la colpa del crollo del fumetto;infatti nella discussione del finale del fumetto non l'ho neanche citato,anche perché quando sei in una casa editrice grande come la Disney sei solo un numero, un professionista come tanti, per contratto non puoi neanche firmare i tuoi lavori,perché diventano proprietà della Disney, però viene comunque scritto il tuo nome tra i credits; le cause della fine di Witch sono state altre, ahimè!

    Edited by CutieMoon* - 28/2/2015, 12:21
     
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    Ecco la risposta, la più semplice tra tutte le risposte: la vita trova sempre una strada - Everett Ducklair

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    Più che altro mi riferivo all'excusatio non petita di Artibani nell'intervista.. :)
     
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  11. MOMIJI fan
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    Sulla questione Witch-Winx ho letto interviste su interviste e vedendo la somiglianza tra le due serie trovo impossibile che non ci sia stato un bello scopiazzamento! Bea confermi le mie ipotesi :(
    Sul fatto della caduta di Witch... Secondo me Winx ha un po' influito, visto che ci sono state delle scelte (il New Power, la volontà di abbassare l'età del target...) che secondo me hanno contribuito alla caduta.. E guarda caso erano un tentativo di emulare il successo di Winx. Ovviamente è solo uno dei fattori, gli altri li avete già scritti.

    Avevo già letto l'intervista, mi stupisce molto quanto Radice dice di dimenticarsi della componente magica nelle storie... Mi sembra piuttosto grave in in fumetto sulla magia!
     
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    CITAZIONE (MOMIJI fan @ 28/2/2015, 13:39) 
    Avevo già letto l'intervista, mi stupisce molto quanto Radice dice di dimenticarsi della componente magica nelle storie... Mi sembra piuttosto grave in in fumetto sulla magia!

    ti quoto..hai perfettamente ragione :/
     
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    Asha

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    io molte dinamiche di allora le ho capite molto dopo,parlandone con un mio prof. che lavora per la disney e che più di una volta ai tempi stava all'accademia disney e in redazione a disegnare con Barbucci accanto e che ha praticamente visto nascere le nostre amate streghette. Purtroppo quelli che ai tempi erano i miei dubbi sono stati chiariti e alcune paure sono state confermate lasciandomi l'amaro in bocca anche se a distanza di anni.

    Edited by CutieMoon* - 12/7/2015, 00:32
     
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    Sì la nonchalance della Radice spiazza parecchio :/ Io nel mio commento alla chiusura del fumetto infatti l'ho detto che per me era un fatto grave XD Che poi scusa, Disney le dà carta bianca sulle storie e lei che fa? Si scorda che è un fumetto su ragazze magiche e scrive quello che vuole da sempre scrivere: storie su ragazze normali. Mi lascia basita ._. ...

    Bea se ti va e se puoi divulgare altre informazioni in merito alla chiusura del fumetto (dato che hai una fonte davvero attendibile ;) ) ti saremmo grati ^_^

    Edited by CutieMoon* - 12/7/2015, 00:33
     
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    Quello che posso dire volentieri :) è ovvio che poi ci sono aspetti che rimangono in redazione e che non vengono divulgati

    Edited by CutieMoon* - 1/3/2015, 11:44
     
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